L’ernia inguinale è una patologia molto comune in età pediatrica, colpisce 1 bambino ogni 100 e risulta essere molto più frequente nei maschi e nei neonati prematuri, soprattutto se di basso peso.
A differenza degli adulti, l’ernia inguinale nei bambini è congenita ed è dovuta alla pervietà del dotto peritoneo-vaginale, estroflessione del peritoneo che consente la discesa del testicolo nello scroto. Il testicolo, durante la vita intra-uterina, è localizzato nel retroperitoneo e a partire dalla 12° settimana inizia la sua discesa nello scroto attraverso il canale inguinale trascinando con sé una porzione del peritoneo e formando una specie di sfondato a “dito di guanto” (dotto peritoneo-vaginale). Nella femmina, il dotto peritoneo-vaginale o canale di Nuck consente il passaggio del legamento rotondo dell’utero fino alle grandi labbra. Il dotto peritoneo-vaginale tende a chiudersi spontaneamente alla nascita o nei primi mesi di vita, ma la mancata chiusura determina una persistente comunicazione tra la cavità addominale e lo scroto consentendo il passaggio di contenuto intestinale (omento, anse intestinali) attraverso il canale inguinale. Nelle bambine, l’ernia inguinale può coinvolgere anche una tuba o un ovaio. Nel bambino, l’ernia si manifesta come una tumefazione teso-elastica a livello inguinale, di solito monolaterale e bilaterale solo in una minoranza di casi.
Tale rigonfiamento può manifestarsi alla nascita o nei mesi successivi. Le dimensioni possono essere variabili e nei maschietti può raggiungere anche lo scroto (ernia inguino-scrotale). Il genitore è solitamente la prima persona ad accorgersi di questa tumefazione durante il cambio del pannolino o durante il bagnetto. La tumefazione tende ad evidenziarsi nelle condizioni di aumentata pressione intra-addominale e quindi durante il pianto e gli sforzi, per poi ridursi spontaneamente nelle condizioni di riposo od esercitando una modesta pressione con la mano. Certamente la riduzione è solo momentanea, in considerazione della persistenza del dotto peritoneo-vaginale.
Pertanto, nel sospetto di un’ernia inguinale è sempre necessaria una visita chirurgica pediatrica. La diagnosi è clinica e non sono necessari esami ecografici. Una volta confermata la diagnosi, essendo il difetto congenito e la spontanea chiusura non possibile, la terapia è esclusivamente chirurgica.
L’ernia inguinale può complicarsi e andare incontro ad intasamento o incarceramento, ovvero il contenuto del sacco erniario rimane intrappolato all’interno del passaggio erniario impedendone la riduzione in addome. In questi casi, la tumefazione si presenta di consistenza dura, dolente e dolorabile alla palpazione e con cute arrossata; il bambino presenta un pianto inconsolabile e, in alcuni casi, vomito. In presenza di segni clinici di intasamento, è necessario condurre il bambino in un Pronto Soccorso pediatrico, dove sarà possibile ridurre manualmente l’ernia nella maggioranza dei casi. Dopo la riduzione dell’ernia, il bambino necessita di intervento chirurgico entro 48 ore, per evitare ulteriori episodi di intasamento. Nei casi di una mancata riduzione dell’ernia, invece sarà necessario un intervento chirurgico immediato per evitare una sofferenza vascolare delle anse intestinali che, non rientrando nella cavita addominale, non riceveranno un adeguato apporto sanguigno (strozzamento). L’incidenza di intasamento dell’ernia inguinale tende ad essere più frequente nel primo anno di vita e soprattutto nei prematuri. Per tale motivo, in alcuni centri pediatrici, in considerazione dell’elevato rischio di intasamento dell’ernia inguinale, nei prematuri viene consigliata la correzione chirurgica elettiva dell’ernia prima della dimissione dal reparto di terapia intensiva neonatale.
L’intervento consiste nell’isolamento, legatura e sezione del dotto peritoneo-vaginale. Può essere eseguito con la classica piccola incisione chirurgica od in laparoscopica. La procedura viene eseguita in anestesia generale ed in regime di Day Surgery, con dimissione a poche ore dall’intervento. Il decorso post-operatorio prevede riposo domiciliare per 5 giorni ed astensione dall’attività sportiva per 2 settimane. Per i neonati e i prematuri, invece l’intervento viene eseguito in regime di ricovero ordinario e con dimissione ad almeno 24 ore dall’intervento.